VUOTI A RENDERE – Maurizio Vellucci (CG) – Francesco Gaudio – Elisa Vitali

VUOTI A RENDERE

Il Porto di Ripa Grande presenta le caratteristiche di una grande infrastruttura del passato: gli ampi
spazi, una volta funzionali allo svolgersi delle attività portuali, appaiono attualmente avulsi dal
tessuto urbano della città contemporanea, risultando quindi poco attraenti.
Gli elementi caratterizzanti questo fronte del Lungotevere, scandito da una serie di lunghe rampe
di accesso alla banchina, alle cui spalle domina pesantemente il prospetto del complesso di San
Michele (lungo circa 300m), si presentano fuori scala rispetto al fitto tessuto urbano circostante.
L’inserimento di funzioni volte a favorire socialità, lavoro, incontro, generando spazi a misura
d’uomo rendono maggiormente fruibile l’area: se Ripa Grande era una volta il porto commerciale
della città ora può configurarsi come una sorta di “porto contemporaneo” nel quale far confluire più
flussi, legati al turismo, alla presenza del mercato, alle zone produttive e lavorative dei dintorni.
Le volumetrie inserite ricercano il rapporto col fiume, e tramite il trattamento vetrato delle facciate,
riflettono il contesto assumendone colori e sfumature. I due piccoli edifici sorgono nel “vuoto”
lasciato dalla rampe del muraglione, interagendo con la quota stradale tramite un’ampia terrazza
panoramica che, dando respiro al percorso pedonale, affaccia sulle prospettive più interessanti
dell’area. Le funzioni inserite sono mirate a favorire la socialità : uffici per co-working, nuovi spazi
lavorativi stimolanti indirizzati a giovani professionisti, un punto ristoro e una piccola sala
conferenza.
L’individuazione di un “vuoto” inteso, sia come mancanza di funzioni sia come lo spazio fisico di
risulta del costruito, è stato visto come un “vuoto a rendere” che viene valorizzato, riconsegnato
alla città e che ci ha permesso di sperimentare un nuovo metodo di approccio, in termini di
sostenibilità, mimetismo e integrazione con il verde.

18 thoughts on “VUOTI A RENDERE – Maurizio Vellucci (CG) – Francesco Gaudio – Elisa Vitali

  1. Geniale intuizione e bellissima idea progettuale.
    Ha un impatto nobile e molto ben governabile; potranno utilizzarsi materiali trasparenti o corposi, delicati o potenti (legno-acciaio-cristallo-corten-zinco-ecc..) ma non sarà mai invadente.
    Ha qualità e semplicità disarmanti; realizzabile domani e potenzialmente ripetitivo in situazioni simili, non modifica e non sottrae spazi aggiungendo tanta qualità al lungotevere migliorando il rapporto con il fiume ed “inventando” luoghi creativi in contesti unici.
    Dopo aver visto questo progetto al Tevere manca qualcosa….
    10 e lode!

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  2. E’ un progetto che risolve in maniera ottimale la cesura urbana causata dall’argine senza alterare lo stato dei luoghi storici, L’inserimento volumetrico non è invadente e, sebbene (ovviamente) manchi un approfondimento costruttivo, è facile immaginare come sarebbe facilmente realizzabile. Il volume gestisce bene la creazione dello spazio pubblico sovrastante e suggerisce la riqualificazione di quello inferiore. Oltre ad essere una proposta in cui è insito uno sviluppo di progettazione prototipale che si inserisca negli interstizi della città storica, rispettando i luoghi e risolvendo le cesure dovute all’invadenza della metropolizzazione.

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  3. Gentile sig./sing.ra Flame noto con piacere che lei è un componente attivo del concorso dato che ha avuto modo di analizzare le tavole e leggere tutte le relazioni allegate. La pregherei di fare critiche più costruttive e non soffermarsi a meri dettagli grafici e/o commenti effettuati da altre persone. Sarei grato di poter leggere critiche sulle scelte progettuali effettuate. Quindi la inviterei a rileggere attentamente tutti gli allegati alle rispettive tavole. La ringraziamo per la sua attiva partecipazione critica.

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    • Me lo chiedo anche io! La Piazza, i Pini, i reperti storici, lo Spartitraffico: temi cancellati!

      Ma se pensate che chi ha vinto il concorso per il padiglione Italia per Milano 2015 non ha rispettato quasi nulla del bando, tutto torna….

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  4. bel progetto, una idea semplice e nel contempo forte, tra l’altro ben comunicata e ben sintetizzata nei disegni…l’unica pecca però è che mi pare ignori svariati dei temi progettuali richiesti dal bando

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  5. Grazie a tutti per i commenti costruttivi escludendo ovviamente le formiche rosse giganti ;-). Riguardo gli obiettivi del concorso, esplicitamente elencati e descritti nella pagina 10 della relazione, si fa riferimento a infinite possibilità di interventi nella macro area che comprende Piazza dell’ Emporio, l’ Emporium e il Porto di Ripa Grande e vengono proposti svariati scenari di interventi di riqualificazione sia per i diversi ambiti presi singolarmente sia per la possibilità di mettere tutto a sistema. Dunque un tema molto interessante che restituiva piena libertà ai progettisti in gara. Noi abbiamo deciso di concentrarci sull’ ex porto di Ripa Grande al quale abbiamo dato il codice rosso. Uno spazio così grande, quasi fuori scala rispetto al tessuto urbano adiacente, che più di tutti aveva la necessità di riacquistare la vivacità di un tempo, avere nuove funzioni, tornare a relazionarsi con la città ma soprattutto con il Tevere.

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    • Sono daccordissimo quando parlate di ”codice rosso” definendo la zona dell’ex porto ”fuori scala rispetto al tessuto urbano adiacente”, avete colto nel segno! e sono sicuro che avreste fatto lo stesso se vi foste occupati anche della piazza e dell’altro argine. Ma invece voi vi siete fermati lì, purtroppo non avete dato una soluzione, anzi avete isolato la zona dal resto, il vostro focalizzarvi troppo solo su quello spazio vi ha fatto perdere, secondo me, la concezione dell’insieme,

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  6. Nel piccolo schema in alto a destra è descritto in realtà come il progetto diventerebbe una versione contemporanea del porto di città, ovvero il catalizzatore di flussi urbani. Nello specifico flussi di turisti(fermate autobus Piazza dell’emporio), commerciali (porta portese) ciclopedonali (banchina lungotevere), mostrandosi tutt’altro che isolato, ma al contrario non sussisterebbe altrimenti.

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    • Mi permetto di dissentire. Al comma 1° degli obiettivi del bando è chiaro che il tema centrale è la Piazza dell’Emporio. Al comma 5° è prevista la possibilità di ampliamento del tema creando un ‘continuum’ con la piazza ( non già la sola trattazione di uno degli elementi che in essa convergono ). Al comma 6°si parla di come di ‘ulteriore’ elemento da prendere in considerazione ‘il dialogo’ tra l’argine dell’Aventino e il dirimpetto porto di Ripa Grande.Infine all’ultimo comma appare evidente che si parte dal semplice ‘allestimento’ della piazza fino ad arrivare ad una messa ‘a sistema’ degli elementi di cui sopra.
      Appare chiaro che il Vs. progetto ( peraltro molto interessante ed originale ) sia centrato sul porto di Ripa grande, altrimenti tutto l’elaborato progettuale dda considerare strettamente afferente al tema di concorso sarebbe lo ‘schemino in alto a sinistra’.
      Insomma secondo me siete al limite del fuori tema.
      Preciso naturalmente che questioni di ‘attinenza’ al tema siano di esclusiva competenza degli organizzatori ( che magari potrebbero smentirmi ).
      Magari anche l’attivissimo Flame potrebbe fornire la suo opinione in merito!

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  7. Ad onor di cronaca abbiamo chiesto se fosse stato possibile concentrarsi solo su di un tema e la risposta è stata che non c’erano preclusioni, e che trattandosi di un concorso di idee lasciavano ampio spazio all’immaginazione e alla creatività. Poi quel che sarà sarà 😉

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  8. è evidente inoltre che altri gruppi, come noi, hanno preferito occuparsi solo di una parte dell’intera area d’ intervento; ad esempio MEMORY DOTS ha sviluppato l’idea intorno alla piazza e all’argine dell’ Emporium tralasciando completamente il Porto di Ripa Grande. Come vedi idee completamente diverse ma con lo stesso approccio al tema di concorso. E come questo altri esempi anche nella categoria Open.

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  9. Scusate, non volevo sollevare una questione solo con il Vs. lavoro, è solo che a differenza di Flame, non ho il tempo di guardare attentamente tutti i lavori e quindi mi sono soffermato solo su quelli che ‘ a colpo d’occhio’ mi sembravano più interessanti! In effetti anche il lavoro ‘Memory dots’ ( anch’esso tra i più meritevoli ,fosse solo per l’immagine poetica che propone) può apparire al limite del fuori tema avendo affrontato fondamentalmente il tema dell’ Emporium e di Ripa salara, ma in questo caso ( vedere planimetria sulla sinistra ) il lavoro parte dalle pendici dell’Aventino e da Piazza dell’Emporio… magari i pesi nel progetto e nella rappresentazione sono sbilanciati ma ( e credo fosse questo lo spirito del tema di concorso e della libertà d’immaginazione ) ha comunque definito ‘ progettualmente ‘ il sistema e poi si è concentrato su un’elemento di esso.
    Insomma, mi ripeto, il ‘sistema’ ( da creare per svincolarsi dalla progettazione della sola piazza ) a mio avviso non meritava di essere risolto solo da uno ‘schema’ con un pallino e delle frecce!
    Comunque questa è una mia interpretazione personale e nulla vuole togliere alla qualità del lavoro da Voi e da altri presentato!

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    • i complimenti ai progettisti li ho già fatti in un commento precedente pertanto li tralascio…
      …mi chiedo però quale sia la risposta progettuale all’asserzione “Piazza dell’ Emporio è un’area che, ad oggi, è conformata come un mero spartitraffico…” ben evidenziata nella prima riga della pagina che riporta gli obiettivi messi a bando

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  10. Docks de Paris ha fatto scuola….per il resto comunque bel progetto e complimenti! Non ho letto il bando, ma a naso (guardando gli altri) non mi sembra rispondere a tutto….comunque bello se lo realizzassero!

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  11. Ringrazio Antimo Pedata per la segnalazione di questo progetto di cui non ne conoscevo l’esistenza. Credo comunque che l’ accostamento dei progetti dovuto al loro rapporto diretto con il fiume e probabilmente all’utilizzo del verde per la rappresentazione grafica mi sembra un pò forzato. Dock de Paris riguarda un riutilizzo di un ex edificio risolto con un elemento organico in facciata che rafforza ancor di più l’aspetto invasivo già proprio della preesistenza. Permettimi di dire che fa parte secondo me di un linguaggio architettonico autoreferenziale figlio dell’era delle “archistar” ormai fortunatamente destinata a scomparire, e di quell’architettura risolta per gesti. Occorre invece sempre più, che l’ architettura si riappropri della sua funzione primaria e cioè quella di SERVIRE. Il nostro progetto, attraverso un attento studio del luogo, cerca molto umilmente di inserirsi nel modo meno invasivo possibile e colmando un vuoto lasciato dalle vecchie strutture portuali, rappresentando prima di tutto un servizio al quartiere e alla città. Vuole essere più che un cazzotto in un occhio, una carezza!

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